giovedì 21 marzo 2013

Melanconia, ogni volta... e apocatastasi.

Scorrono giorni di ombre leggere, dietro gli occhi.
Giorni di sole, di primavera incalzante, di cielo cristallino, di frotte di volatili, di rugiada sui fili d'erba, di chiocciole curiose, di gocce blu in disgelo pronte a lanciarsi dai tetti, di brezza a sussurri, di aromi buoni: cannella, zenzero, biscotti fragranti.
Ma le ombre permangono, lì; a fronteggiare un nuovo inizio, di stagione, di vita. Segno nello sguardo, impercettibile, ai più. Quale un mascara, a rendere più profondo il vedere, che concede un guardare oltre - di cuore.
Impiglia lacrime tra le ciglia.
Trattiene il sorriso.
Ombre di cuore, di certo, ma riflesse negli occhi - dietro.

Ombre... Che nemmeno lo specchio coglie - mentitore.
Non la madre, il fratello, l'amico.

Mai sarà pieno sole. La cogli appena, ma è lì da sempre, per sempre, appena dietro lo sguardo, l'ombra sottile. Quella che separa, divide, tra prima e mai più (che, poi, è in eterno... C'è forse differenza alcuna?).


Malinconia ogni volta, nelle transizioni, ad ogni divenire. 
Prima dell'alba, al crepuscolo, allo scivolare della stagione, quando ancora non è, ma già non è più.
Malinconia transitoria, come dev'essere...
Di tristezza dietro le palpebre, che ad occhi chiusi è buio di nuovo, da sempre e per sempre.

Di ombra, non negli occhi ma, dietro.


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