venerdì 27 giugno 2014

Del perché ho una bimba bielorussa in casa.

Perché a volte le torcerei il collo. Ma anche alle mie figlie lo torcerei, a volte. Che si fa per dire, è chiaro, ma mi ritrovo ad urlare,  che nemmeno il pescivendolo delle località turistiche in riva al mare...
Poi, quando ancora ho il fumo negli occhi, lei arriva con un sorriso come il sole nei disegni degli infanti e mi schiocca un bacio sulla guancia, mi cinge la vita e scappa via di nuovo.
Allora il collo glielo torcerei due volte, ma nello stesso senso - orario, probabilmente.

Perché a volte mi manda in crisi una frase piccolina: "Ma perché lo fai? Per volontariato?"
Volontariato o opera buona, si risponde chi mi domanda.
Io non lo so perché c'ho una bielorussa in casa, questo mese, ma non credo sia per fare opere di bene. Che se vuoi fare un'opera di bene, mica le torceresti il collo...
E non credo sia neanche una questione di Cesio e radioattività varie. E nemmeno eventuali.

Lo scorso anno, in attesa trepidante, si osservava scendere dal pullman (quello che arrivava dritto dritto dall'aeroporto) il gruppo di bimbi biondi, pallidi ed emaciati; Sergio indicò col dito una ragazzetta con la faccia da monella, una borsa variopinta ed un maglioncino a strisce colorate.  "La nostra è quella!", disse. E così fu.

Kathia ha spalle larghe e collo corto. Occhi castani, capelli castani, una carnagione quasi castana (rispetto ai compatrioti) che invidio. Spicca in quel gruppo di bimbi diafani come se fosse di colore. E non so nulla di lei.
E' arrivata con una scheda tecnica, ma quelle dei materiali tecnici (a cui sono avvezza) sono più dettagliate.
Diceva, la scheda, che mangia tutto e non fa pipì a letto.
Che è da un niente in adozione presso una famiglia.
Poco altro. Troppo poco.

La mia bielorussa arriva con una valigia vuota, le scarpe che indossa e due scatole di cioccolatini, tre bottiglie di vodka. E un sorriso, che solo quello c'ha, ma sembra nuovo, ogni volta.

"Mama, béééééla" Mi fa i complimenti che pare una pecora e io mi asciugo l'angolo dell'occhio destro: è sempre il più sensibile...
La prima parola italiana che ha detto è stata "ggèèlatoooo!!!". Con la sua voce stridula, perché Kathia non parla. No, lei urla, sbraita, schiamazza, e lo fa in russo. O emette versacci incomprensibili, simili a grugniti. Ed io con la mia fissa: quest'anno l'italiano lo deve imparare, mica come l'altra volta che dopo gelato ha detto cavallo ma eravamo alla quarta settimana qui. E noi tutti a fare applausi come ebeti, come se fosse una povera bimba in difficoltà.. E lei, lazzarona malandrina sorridente, a fare la diva: aveva detto cavallo!!!

Poi mi devo convincere, allora mi ripeto che per lei è un'opportunità:
che forse se impara l'italiano...
E a tagliare per bene la carne,
e a stare seduta composta,
e a non urlare
e a non alzare le mani ogni volta
e a non rimanere a letto fino alle dieci
e, e, e...

E le faccio ripetere due volte al giorno le nostre poche parole italiane, cribbio, deve imparare a dirmi che ha sete o che se la sta facendo addosso!!!
Con lei in piedi sulla sedia o sul tavolo "Basta mama, bassssstaaa!!!!"

 Poi mi guarda implorante:
"Mama, bassin?"
Significa piscina. Che ci sono 20 gradi oggi, nuvole e vento.
E l'acqua della piscina sarà a meno tre.

E lei si tuffa e salta e mi guarda come a dire "Ma ce l'hai una vaga idea del freddo che fa da me? E lasciami godere i venti gradi del vostro clima, insomma!!!" Allora io resto lì, in piedi, al bordo della piscina e aspetto.
Che non abbia una congestione.
Finché lei si annoia. Allora le porgo l'accappatoio e mi rilasso. E lei comincia a correre e saltare e sbattere e arrampicarsi e lanciare e urlare e rompere e scaraventare e strappare e ridere. E ridere, sguaiata. E fare pernacchie con la lingua a penzoloni.

Ho capito cos'è la gioia di un bambino, con Kathia. O cosa dovrebbe essere.

Quando tolgo il melone dal frigorifero... Lei esulta si alza in piedi e salta. E poi ne mangia metà, lei sola.
Due giorni fa mi ha chiesto se poteva avere della frutta. A gesti, lo ha chiesto, che credevate? Le dico di sì. Aggiungo un "ma poco poco!" che è mezzogiorno e tra un po' si pranza.
Ha mangiato nell'ordine:

  • una pesca
  • quattro albicocche e
  • cinque prugne.

Ma lo ha fatto senza farmi notare che le pesche sono pelose, l'albicocca ha un nerino qui, le prugne son troppo mature...
E io, infame, l'ho pure sgridata... Sai, mamma italiana dice che bambina russa deve mangiare pasta!!!
Lei ingoia tutto, felice. Tutto è buono: "Grazie mama, bbbono!!" Anche le carote lesse. Che mi son venute molli così stasera... Solo l'insalata è bleach e gira gli occhi indietro con una lingua lunga venti cm. Circa.
Poi mi chiede anche il "desert", che non so come ce lo infila in quel pancino, ma lo ingoia, si alza, ringrazia, ripone piatto e stoviglie e mi bacia. Sulla guancia. Schiocco. 

Poi corre nel prato urla, urlo anch'io: "Abbassa la vooooceeee!"
Allora lei urla sempre, ma per 10 secondi, più piano e torna da me con tre fiori e me li porge, sorriso, sempre quello.

Poi, fanculo il mondo, ci provo anch'io: corro, nel prato, con lei.
Scalza.
E urlo e lancio e sbraito e scaravento e non mi arrampico che non sono capace e a 42 anni potrei rompermi qualcosa, ma, mi accorgo...

CHE SONO FELICE.

Stanca stremata stravolta. Ma, porca paletta (come dice Giulia) felice. E mi sdraio sull'erba, con lei che mi guarda sconvolta. Poi ride. E di nuovo corre e salta e lancia e urla...

E mi rendo conto lì che questa bimba ne sta dando a me, una valanga, di opportunità...
E, a proposito, che bello è il cielo, da sbracati in mezzo al prato? 

Non so perché è qui Kathia. Smettetela di domandarmelo, perché non lo so.
Ma se avete tempo, passate a trovarci e a conoscerla. Magari la risposta, me la date voi...



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